Nel 1981, quando la Commodore mise sul mercato il VIC 20 in Giappone (dove era conosciuto come Commodore Vic-1001), riuscì anche ad acquistare i diritti di diversi arcade, fra cui alcuni giochi Namco come Pac Man, Galaxian e Rally X.
I giochi furono realizzati dal gruppo “HAL Laboratory” (nome di kubrikiana memoria) per conto di Commodore. Il coordinatore dello sviluppo del software era Satoru Iwata, che in seguito divenne il quarto presidente della Nintendo (e che ancora oggi collabora comunque con HAL Laboratory, che continua a sfornare videogame).
HAL Laboratory sfornò una serie di giochi indimenticabili per il Vic20, fra cui Alien e Jupiter Lander, ma non sarà di questi che andremo a parlare in questo articolo.
Alcuni giochi sviluppati da HAL Laboratory, infatti, sono divenuti famosi in Occidente come dei cloni di famosi arcade realizzati dalla Commodore senza che quest’ultima ne possedesse i diritti. Come vedremo, le cose non stanno proprio così.
I giochi “incriminati” erano i già menzionati Pac Man, Galaxian e Rally X. Commodore aveva commissionato le conversioni per il VIC 20 e aveva i diritti per distribuire questi giochi in Giappone.
I diritti per l’Occidente erano infatti stati acquistati da Atari, la quale aveva già messo al lavoro i suoi programmatori per realizzare delle conversioni degli stessi, inizialmente per il solo Atari 2600, e in seguito anche per altre piattaforme.
Nonostante questo “piccolo” problema, Commodore decise, in modo spregiudicato quanto lungimirante e coraggioso, di tentare il “colpaccio” provando a venderli anche in Occidente…e la cosa funzionò, visto il successo dell’operazione.
I giochi furono distribuiti in Occidente con i seguenti nomi:
- JELLY MONSTERS (Pac Man),
- RADAR RAT RACE (Rally X),
- STAR BATTLE (Galaxian).
Il gruppo di HAL Laboratory aveva messo i programmatori sulla piattaforma Vic cercando di trarne le migliori prestazioni possibili nonostante i limiti del sistema, per realizzare delle conversioni quanto più fedeli possibile alle rispettive versioni arcade. L’idea era quella di spremere le capacità grafiche e sonore del chip dedicato VIC (il quale gestisce tutto il comparto video/audio del Vic20).
Gran parte degli sforzi, erano stati comunque concentrati sulla conversione di Pac Man. “Lavoravamo fino a mezzanotte e oltre, tutte le notti” ricorda Satoru Iwata (Brian Bagnall, Commodore: A Company on the Edge).
PAC MAN – JELLY MONSTERS
Il risultato fu strabiliante per l’epoca e per l’hardware. Sebbene non fosse una conversione perfetta, il Pac Man programmato per la Commodore da HAL Laboratory era un gigante in confronto ad altri prodotti suoi contemporanei.
Sia dal punto di vista grafico che da quello audio era anni luce avanti rispetto alla conversione Atari, la quale era decisamente scadente anche nella sua versione per VIC 20. La cosa più importante di tutte, però, è che Pac Man (o Jelly Monsters, come poi divenne noto in Occidente) era (ed è) dannatamente divertente da giocare, da vedere e da sentire.
Gli sprite sono grandissimi, l’area di gioco è resa magistralmente ampia grazie alle modalità grafiche del chip VIC, l’azione è frenetica e i suoni ossessivi sono fedeli a quelli dell’arcade, compreso il famosissimo “wakawaka”. L’unica nota negativa da segnalare riguarda lo sfarfallio degli sprite, il cosiddetto “flicker”, ma per l’epoca il risultato era eccezionale.
Il mio parere in merito si ferma all’epoca e non all’hardware, in quanto i programmatori moderni hanno dimostrato che sul Commodore Vic20 è possibile programmare sprite senza sfarfallio, come vedremo in future recensioni. Ciononostante, visto il periodo e gli strumenti di sviluppo software che c’erano all’epoca (il gruppo di Iwata programmava spesso su sistema PET e poi faceva girare il tutto sul Vic), Pac Man/Jelly Monsters era un capolavoro.
Visto il risultato ottenuto, Commodore decise di tentare di mettere il gioco anche sul mercato occidentale. Il problema principale, come abbiamo visto, erano i diritti: questi ultimi erano infatti in mano alla Atari, la quale non solo stava realizzando versioni di Pac Man, Galaxian, Donkey Kong ed altri grandissimi arcade dell’epoca per il suo VCS, ma si stava impegnando per mettere in vendita conversioni su cartridge per altri home-computer e console dell’epoca.
Commodore ce la mise tutta: non solo cambiò il nome del gioco in Jelly Monsters, ma fece anche in modo che l’illustrazione sulla confezione fosse realizzata in modo tale da non poter far pensare ad un clone di PACMAN (anche se poi, come abbiamo visto, questo gioco non è un clone, ma una vera e propria conversione).
La festa durò poco: Atari intervenne ben presto, facendo causa alla Commodore, la quale fu costretta a ritirare il gioco dal mercato. Tuttavia, prima che arrivasse la sentenza definitiva, l’azienda di Tramiel & co. era riuscita a vendere decine di migliaia di cartucce! L’operazione era comunque stata un successo. Qui il PACMAN prodotto da Atari.
HAL LABORATORY VS ATARI
Per vedere le due conversioni, una ad opera di Iwata & co. e l’altra ad opera di Atari, entrambe per il Vic20, usate i seguenti link:
JELLY MONSTERS COMMODORE VIC20
L’EVOLUZIONE DELLA SPECIE:
DALLA PIZZA SENZA SPICCHIO ALLA GRANDE “C=”
Per mantenere un “Pac Man” ufficiale nel parco titoli del Vic20, la Commodore mise mano al codice di Jelly Monsters realizzando il delirante “COSMIC CRUNCHER”.
In questa versione il “Pac Man”, che come ormai tutti sanno è stato ispirato dall’immagine di una pizza priva di uno spicchio, si è trasformato nel celeberrimo simbolo della Commodore. L’essenza del gioco è la stessa: circolare per un labirinto divorando puntini (o pasticche energetiche o chissà che altra diavoleria) sfuggendo ai nemici (che qui sono una sorta di alieni). Il frutto bonus (la ciliegia, la fragola, la mela, ecc.) dell’originale è stato sostituito con un bonus “planetario”.
Nonostante il gioco sia di un trash più unico che raro, il fatto che si basi su un codice solido, il sonoro più che dignitoso e l’altissima giocabilità ne fanno un titolo assolutamente da provare. Se non altro per provare l’ebbrezza del “trasformarsi” nel mitico simbolo della Commodore!
GALAXIAN – STAR BATTLE
Questa versione del mitico spara e fuggi della Namco fu programmata direttamente da Satoru Iwata. Nel codice, nascosto fra 29A e 2F6 si legge:
THIS PROGRAM WAS
WRITTEN BY
– SATORU IWATA –
APR.19,1981
HAL LABORATORY
AKIHABARA
TOKYO JAPAN
(fonte: The Cutting Floor)
Poco da dire, c’è tutto: la schermata d’avvio con la lista degli alieni e il rispettivo punteggio se colpiti in formazione o in picchiata; il jingle iniziale; i cannoncini a disposizione visualizzati in basso a sinistra; le bandierine che segnano il numero di flotte sconfitte, ecc. Il comparto audio è ben supportato e decisamente ossessivo, come spesso accadeva con il Vic20. Unica nota negativa, la mancanza di sprite software, per cui si è scelto di usare degli sprite “emulati” i quali occupano spazi-carattere di 8×8 pixel. Questa scelta rende il sistema di collisione “missile-alieno” non sempre preciso. Voglio però rimarcare che questa lacuna non inficia in alcun modo la giocabilità di questo titolo. Provare per credere.
Anche in questo caso, come per Pac Man, la versione Atari per il Friendly Computer di casa Commodore era decisamente inferiore: nessuna schermata di presentazione, nessun jingle iniziale, e una grafica estremamente blocchettosa.
VIC RALLY X – RADAR RAT RACE
In Vic Rally X l’azione di gioco è rapidissima, il sonoro riprende fedelmente la versione arcade e di quest’ultima il gruppo di Iwata cercò di mantenere inalterate tutte le caratteristiche salienti. Come nell’arcade dobbiamo guidare la nostra auto in un intricato labirinto, cercando di evitare i veicoli dei nostri inseguitori. Possiamo emettere gas di scarico che bloccano gli inseguitori per qualche istante e dobbiamo evitare le macchie d’olio disseminate sul percorso. Tenendo d’occhio il radar sulla destra, dobbiamo cercare di passare su tutti i dieci “flag”, le bandiere sparse per il labirinto di gioco. Dal punto di vista grafico, come per tutti i loro giochi su Vic20, i programmatori del Laboratorio HAL hanno scelto degli sprite monocromatici, in modo da poter dare maggior risalto alla definizione degli stessi. Per gestire lo scroll multidirezionale, lasciando comunque un gran numero di colori su schermo e volendo mantenere l’audio quanto più simile all’arcade fosse possibile, i programmatori ridussero l’area di gioco in un riquadro piuttosto ristretto, ma la cosa non rende il gioco meno efficace.
Vic Rally-X è l’unico fra i giochi di cui abbiamo parlato che ebbe una versione creata per l’Occidente fatta appositamente da HAL Laboratory, in Giappone. Questa versione fu chiamata Radar-Rat-Race, e non c’è possessore Commodore che si rispetti (sia Vic che 64) che non l’abbia giocato almeno una volta. La meccanica di gioco rimase la stessa, ma qui troviamo topi al posto delle auto, pezzi di formaggio al posto delle bandiere e gatti al posto delle macchie d’olio. Anche la colonna sonora venne modificata ma purtroppo contiene un errore di codice, per cui nel gioco c’è una terribile nota stonata che è davvero difficile da digerire, visto il modo ossessivo con il quale il computer ripete l’infernale motivetto!
Dato che HAL Laboratory modificò Rally X in Giappone, ne consegue che non una sola cartridge di questo gioco (Rally X) raggiunse mai l’Occidente. Sia negli USA che in Europa abbiamo potuto giocare solo allo stonato Radar Rat Race… almeno fino ad ora, visto che ai giorni nostri abbiamo la possibilità di utilizzare nuovi strumenti (Infinity, Mega Cart, FE3 ecc) sul nostro Vic20, avendo così la possibilità e la gioia di poter provare queste vecchie glorie del passato realizzate nella lontana Terra del Sol Levante per conto di Mamma Commodore.
E guai, guai a chiamarli cloni!
Alcune cartucce di un fortunato proprietario giapponese. Come vedete vi sono Pac Man e Galaxian targati COMMODORE: sono le introvabili versioni originali di HAL Laboratory, realizzate solo per il mercato giapponese.
Fonte con riadattamento da: http://www.retrogamesmachine.com/2013/07/30/clone-a-chi-i-giochi-proibiti-del-vic20-2